top of page

E' vero, un tipo come me, attivo da molti anni su svariati fronti musicali può dare un'immagine piuttosto sfocata di se stesso, ne ho sentite di tutti i colori su di me, che sono un violinista anzi, un contrabbassista, che mi chiamo in un modo e poi in un altro, che canto, che scrivo, che ballo, che costruisco strumenti, che faccio il produttore e tante altre cose.

Ok, è ora di fare un po' di chiarezza, cominciamo dal mio nome:

 

Marco Riva è uno pseudonimo che uso da qualche anno, per la precisione Riva è il cognome di un mio antenato violinista, tutti gli altri sono soltanto nikname commerciali che io e gli editori abbiamo usato per i backgrounds, l'ambient e le musiche a target che ho sempre prodotto.

Riguardo gli strumenti sono diventato polistrumentista nel corso degli anni ma ho cominciato studiando chitarra classica da bambino, per poi passare al contrabbasso (jazz e classico) a tredici anni.

A diciotto ho cominciato a suonare tutti gli strumenti ad arco che avevo a disposizione facendo del kemancè persiano il mio prediletto.

Quindi, viene prima il kemancè, che ho ribattezzato kemancello per via di alcune modifiche apportate, poi il contrabbasso, poi tutti gli altri archi compreso il violino che suono verticalmente, per arrivare alla chitarra, mio principale strumento armonico col quale accompagno le mie canzoni e compongo tutti i miei brani.

 

Quello che suono è presto detto: sono cresciuto col blues del Delta, poi ho scoperto il jazz, poi la classica, poi il folk e infine le musiche extraeuropee e la musica medioevale, il tutto tra i nove e i quattordici anni.

REPERTORIO

BLUES

scrivo e interpreto le mie canzoni cantando in italiano, mi accompagno con la chitarra, da solo o con piccoli gruppi acustici;

come strumentista invece suono il violino in ambito funky, rock blues, hip hop, soul e tutto ciò che ha che fare col blues e l'improvvisazione.

 

JAZZ

Faccio il contrabbassista o il solista col kemancello e a volte il violino

 

FOLK

Col violino suono soprattutto musiche irlandesi, nord americane e francesi (balfolk); suono da solo o con un chitarrista

 

MUSICA MEDIOEVALE , MEDIO ORIENTALE E WORLD MUSIC

In questi ambiti suono viella, ribeca, rabab, salterio, lyra, saz, oud, tanbur.

CANZONI

Scrivo canzoni di genere folk accompagnandomi con la chitarra; mi piace descrivere la vita e le persone con un po' di ironia ma anche meditare su ciò che si nasconde dentro noi.

A seconda del "mood" e dei testi le sonorità di questi brani cambiano radicalmente, passando da suggestioni country ad altre più intimiste e rarefatte.

LE MIE PRODUZIONI

Ho una piccola etichetta che si chiama Rivavinili con la quale produco jazz, blues, folk, world music e le mie canzoni

AMBIENT, NEW AGE, PRODUZIONE

E' stato il pane quotidiano per tanti anni, precisamente dal 1998, quando cominciai a lavorare per l'etichetta Halidon Erga.

Avevo trent'anni e viste le mia capacità di ottimizzare i budget che mi mettevano a disposizione e il modo in cui sapevo organizzare il lavoro mi ritrovai in pochissimo tempo a gestire intere produzioni.

Avevo un sacco di responsabilità che non avevo previsto per uno che voleva fare soltanto l'autore, ma devo ammettere che furono anni in cui affinai moltissimo la mie professionalità, le mie "skills" come si dice adesso e tutto senza senza dovermi pagare master o aggiornamenti, ma lavorando duramente tutti i giorni e imparando da chi era più avanti di me.

 

 

 

 

QUALCHE PAROLA SUL BLUES E SUL JAZZ

ITALIAN BLUES, MA CHE SENSO HA?...

Per prima cosa dobbiamo decidere di che blues stiamo parlando.

Il blues, per moltissimi, è un "genere musicale" magari più bello, più divertente, più coinvolgente degli altri ma pur sempre un "genere", uno stile, una "modalità musicale" per così dire.

Tutto questo non sarebbe sbagliato se non ci si dimenticasse che il blues è prima di tutto un sentimento, un "sentire", un seme che, al di là delle enormi implicazioni musicali, ha generato un'identità culturale, ha dato modo agli afroamericani di elevarsi al di sopra della condizione di ex schiavi per diventare uomini e donne come tutti gli altri, fieri e orgogliosi delle proprie origini.

Bene, dico questo perchè se è vero che anche negli Stati Uniti la rabbia degli afroamericani è finita sin dagli anni '70 nel rap, questo non significa affatto che il blues abbia perso la sua spinta propulsiva, che non sia più in grado di fare vibrare le nostre corde profonde.

Ed è qui che io invado il campo; sin da quando ero bambino la sonorità del blues, la sua energia, ha sempre influito sui miei stati d'animo e sul mio modo di vedere le cose, aiutandomi ad essere più sincero con me stesso e con gli altri e a non tollerare ipocrisia, falsità, violenza e tutto ciò che risulta artefatto, freddo, costruito con uno scopo utilitaristico.

 

"BLUES IS A RAINBOW"

Tanti anni fa incontrai un DJ americano di nome Ralph, era in visita in Italia e stava dando un'intervista ad una piccola radio locale.

Io ero lì per caso, perchè conoscevo alcuni ragazzi che ci lavoravano, non sapevo chi fosse, ma da quel DJ sentii una delle cose più belle che avessi mai ascoltato : "blues is a rainbow"...

Così diceva Ralph, spiegando che lui usava il blues come terapia, per aiutare la gente, per farla sentire meglio.

"E' vero!" mi dissi "questo è il blues!"

e così, pieno di entusiasmo, cominciai a spiegarmi meglio le sensazioni che avevo sempre provato ascoltandolo e mi resi conto che con la musica c'entravano fino a un certo punto: dietro c'era l'arcobaleno, qualcosa che non si può toccare, che è quasi un'allucinazione, qualcosa di mistico che mette in contatto punti lontani e li fa esistere, la cosa più bella che possiamo vedere in mezzo al cielo, questo è il blues.

Tutto il resto perciò diventò superfluo, cominciò a contare soltanto il sentimento, la suggestione, il "feeling", la sincerità con cui possiamo vivere il blues tutti i giorni, comunicando con gli altri, cercando di portare tra noi un po' dell'arcobaleno.

Perciò, che lo si canti in italiano, in inglese o in thailandese, che lo si suoni bene, male o malissimo, che si usino strumenti costosi o chitarre di cartone la sua sonorità sarà più o meno autentica a seconda dell'autenticità di chi lo interpreta, a seconda della sua sensibilità umana, non della sua tecnica strumentale.

Di conseguenza ho sempre frequentato poco gli ambienti del blues, nel senso che credo che il suo ambiente sia la vita e non soltanto una jam session o un concerto piuttosto che un altro.

In fondo il mio Delta è stata la periferia di Milano, la strada, i treni sui quali ho dormito, il freddo della mia casa in mezzo alle colline, dove mi sono rifugiato per anni senza nemmeno i soldi per comprarmi la legna quando arrivava l'inverno

Da quelle stesse colline però ho anche potuto vedere tanti arcobaleni, osservare il sole, le stagioni, vedere animali che in città avrei soltanto immaginato, respirare con un ritmo diverso, studiare e pensare in tranquillità.

E tutto questo, la rabbia, il dolore, la felicità, la speranza che ti fa andare avanti, la tristezza che ti piglia alla gola e tantissime altre cose sono gli elementi fondamentali delle mie canzoni, i miei testi, le corde della chitarra, la mia voglia di libertà: in una parola il blues.

Tutte le altre canzoni che scrivo, quelle che musicalmente definisco "folk", sono in realtà fatte con gli stessi ingredienti, il sapore diverso dipende soltanto da come questi vengono miscelati, la ricetta è sempre la stessa però e non è per nulla segreta...

 

 

JAZZ KEMANCELLO

Anche in questo caso meglio dire due parole.

Il kemancello è in realtà un kemancè modificato, cioè uno strumento ad arco persiano sul quale ho montato delle corde da violino accordandolo per quinte, in modo da poter suonare in tutte le tonalità.

Ho cominciato a sperimentare queste sonorità quando avevo circa vent'anni e per tutti i successivi trenta il mio interesse principale è stato legato alla timbrica, ai colori sonori e alle suggestioni che questo strumento poteva dare a me e agli ascoltatori.

In questo modo ho reinterpretato gli standards jazz con uno strumento che nel jazz non aveva ancora trovato posto, definendo uno stile riconoscibile.

Ho poi utilizzato altri strumenti ad arco, salteri e alcuni flauti per arricchire ancora di più la mia tavolozza timbrica e ho cominciato a produrre i miei cd sovraincidendo le singole tracce.

Musicalmente ho mantenuto uno stile legato al bebop, cantabile e melodico, senza però rinuciare ad incursioni modali e a suggestioni free; la tonalità però resta sempre la mia unica casa, semplice e insostituibile.

 

bottom of page